UN NUOVO CONCETTO DI PELLICCERIA ALL'INSEGNA DEL GREEN E DEL RICICLO
17.03.2013 18:08In un tempo in cui la sostenibilità è la parola d’ordine per ogni settore MICAELA IC fa del concetto GREEN il nuovo modo di fare pellicceria. Cappotti, giacche e gillet, ma anche sciarponi e copricapi realizzati recuperando dagli armadi, propri, delle mamme e delle nonne, vecchie pellicce in disuso, lise o semplicemente passate di moda. Da rendere preziose con un restyling contemporaneo. Materiali naturali, totalmente biodegradabili, per non nuocere all’ambiente, conservano eleganza e fascino della pelliccia tradizionale e allo stesso tempo sono una novità e inseguono le tendenze. Questi capi d’abbigliamento non hanno impatto ambientale, tutelano gli animali seppur di allevamento. Non occorre rinunciare al fascino della pelliccia, MicaelaIC trasforma il concetto di pelliccia ecologica in pelliccia ecologicamente naturale, la rende ad impatto zero, nessun utilizzo di materiali chimici o di sintesi, nessun uso di plastiche o derivati del petrolio, solo ed unicamente un concetto: RICICLO. I materiali utilizzati sono quelli che molti di noi hanno già in casa, quelle pellicce che ormai non possiamo indossare ma al tempo stesso non desideriamo buttare perché legate al nostro passato. La pelliccia riciclata significa vestire in modo sostenibile, con prodotti naturali. Significa recupero di affetti e ricordi che ogni capo vintage porta con sé, ma significa anche qualità della vita degli operatori qualificati che partecipano al processo produttivo. E’ la vera versione ecologica della pellicceria, “riservata a chi non farebbe male ad una mosca”, e nascono in Italia e in Europa- a breve anche nel Veneto - i salotti dove studiare con gli esperti i dettagli del più personalizzato ed ecologico dei capi: la tua vecchia pelliccia. Chi fosse interessato ad avere ulteriori dettagli e partecipare ai salotti di Micaela:
L’atelier MICAELA Italian Charme, con sede in provincia di Padova, ma da sempre attiva anche in vari salotti all’estero, da anni promuove questa iniziativa con finalità etiche ancorché ecologiche, si riscopre un cuore green in pelliccia cavalcando la moda e le tendenze più attuali. Prendono forma capi nuovi per concezione e per contaminazione di stili e materiali tutti e sempre naturali, nuove colorazioni che danno nuova vita alle pellicce.
Perché questo cambio di rotta nel modo di concepire la pellicceria?
Dal 1997 il nostro saper fare , la nostra esperienza nell’uso dei materiali ci permettono di tramandare emozioni attraverso il riciclo di materiali nobili in abbigliamento di moda. L’ecologia e l’etica nelle produzioni ci stanno a cuore ed è per questo che il nostro punto forza e vanto aziendale è quello di produrre ognuna delle nostre creazioni in Italia, all’interno di un contesto lavorativo etico nel rispetto di tutte le forme di vita e la sua qualità. Più che un marchio, esportiamo un concetto: ricicliamo quello che amiamo.
Cosa c’è di Michela in questa svolta green della vostra azienda?
Dopo gli studi ho raccolto la sfida di gestire, insieme a mio fratello Silvio, l’azienda che mio padre stava lasciando, nonostante già allora bruciasse dentro di me un’anima green legata ad un nuovo concetto di sostenibilità che stava prendendo piede un po’ in tutta Europa. Ho capito ben presto che dovevamo differenziarci dalla concorrenza locale, cambiare marcia, trovare una nostra peculiarità. Nasce così l’idea del green che sposa la pellicceria, nascono i primi capi sartoriali costruiti con pellicce in disuso. Nasce un successo di pubblico soprattutto all’estero, la dove la pelliccia era stata già abbandonata da tempo. Ora quando incontro una cliente e vedo il suo vecchio cappotto di visone, volpe, marmotta si accendono idee e soluzioni di colori, e corro con la mente ad un risultato finale spesso eclatante.
Quasi stilisti del riciclo quindi?
Mi sono riscoperta, come se via via avessi trovato la mia vera strada in questo settore che conosco fin da bambina ma che non mi apparteneva come mentalità; reinterpreto le pellicce, le adatto ai dettami della moda attraverso il miracolo della creatività, dell’artigianalità, dell’idea, ottenendo leggerezza da cappotti pesanti, ottimizzando un patrimonio prezioso che diversamente andrebbe sciupato.
Il vostro “progetto” GREEN FUR è molto conosciuto oltre confine. Ci racconta come è andata?
Per anni ho organizzato sfilate negli hotel di Abano e Montegrotto, ed ho incrociato una clientela molto eterogenea per possibilità ma soprattutto per mentalità. Fuori confine l’idea del riciclo era già molto avanti, complice un nuovo modo di interpretare la natura tra le giovani generazioni e la crisi economica che ha portato tutti a superare vecchi modelli culturali. Con il riciclo si colma il gap tra la pelliccia tradizionalmente intesa e la necessità di un capo caldo leggero, elegante, ma sostenibile. Una sera, dopo aver visto una nostra collezione una signora austriaca, ha creduto in me e nella mia filosofia, mi ha incoraggiata a proporre il nostro lavoro da loro, in alcune ville e location di grande prestigio con clientela interessata a conoscere questo nuovo modo di concepire la pelliccia. Così sono nati i primi “salotti buoni” che mi hanno aperto le porte di un nuovo mercato. Il resto l’ha fatto la fiducia, il passaparola e la tenacia con cui io e mio fratello abbiamo creduto in questa avventura, oggi posso dire di contare su uno zoccolo duro di clientela straniera oltre che italiana.
Ritiene di aver trovato la ricetta anticrisi, una nuova nicchia di mercato?
Non so se si possa parlare di ricetta. Oggi giro il mondo, incontro persone molto diverse tra loro, ne assorbo le istanze e i pensieri per potergli offrire il prodotto che li soddisfa. Non temo concorrenza, ma non si tratta di presunzione, questo tipo di professionalità sarà difficilmente attaccabile da chi fa dello sfruttamento delle risorse il motore superato della propria concezione del lusso. Credo di essermi creata una nicchia di mercato che sento solo mia, anche e sopratutto per i rapporti personali che instauro con le mie clienti, che mi riconoscono una fiducia particolare, quando mi affidano i loro capi, un po’ la storia della loro vita, immaginando con me il risultato finale.
FRANCESCA DOLCETTA
MICAELA Italian Charme
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Via Alighieri, 20
Carbonara di Rovolon (PD)
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